Teniamo il termine chunga ben sapendo che è un termine colorito per definire la donna leggera. Tipo la nostra zoccola. Mora, vistosa, attillata, labbra carnose, passo insolente, sguardo fiero. Passa e risponde cantando agli sguardi provocatori... L'Orquesta di Enrique Rodriguez per la voce di Armando Moreno ha dato vita all'opera del suo pianista: Eusebio Giorno e dello scrittore di testi teatrali Arsenio Mármarol. Per quanto riguarda il ballo la milonga in questione è considerata medio-lenta e pertanto non presenta difficoltà dal punto di vista interpretativo. Ascoltando il cantato di Armando Moreno ci accorgiamo che, sulla musica in 2/4, canta la prima strofa in 4/8. Alla fine della frase musicale... l'orchestra rallenta e allunga i tempi per sincronizzarsi con il creativo interprete. Questo non aiuta i ballerini più attenti che possono affrontare questo pezzo solo dopo un adeguato ascolto. Per i principianti le cose sono paradossalmente più semplici perché nelle prime due frasi musicali, di sola orchestra, il tempo del compass non è irresistibile; poi si adeguano al più veloce cantato saltando, eventualmente, qualche battuta e/o aggiungendo una pausa. Il ballerino più esperto, invece, dovrebbe/potrebbe ignorare il cantato e continuare sul tempo quasi cronometrico dell'orchestra. Non è facile, i due ballerini del video in calce sono ben sincronizzati sulla musica per buona parte del pezzo. Sembrano fermarsi per attendere l'attacco di Moreno e ballare con lui... ma gli intenti sono poco chiari quando il cantato scorre veloce. Nel finale riprendono le redini del compass e finiscono pestando sulla musica. La milonga, che come dico spesso sublima il tango, è facile perché gli errori di interpretazione si perdono nella dinamica ed è praticamente concesso tutto meno che la pausa. I più timorosi se ne privano perché non riescono a salire sul tran in corsa della musica e scorazzare allegramente con la dama.
Morena retinta,
de agalla, de pinta,
luciendo la cinta
de rojo-punzó;
los labios carnosos y duro el cabella,
erguido su cuello,
la plaza cruzó,
con raros donaires,
dejando en los aires
de su Buenos Aires
flotando un rencor.
Morena valiente
de paso insolente,
mirando a la gente
su rabia cantó:
“Chunga, chun, chunga que no”,
“Chunga, chun, chunga que sí”,
al que se ponga
con la milonga
que vive en mí...
Negra retinta en la piel,
y el corazón carmesí;
ésta es mi pinta,
como la cinta
que traigo aquí...
Su cara morena
redonda y serena
esconde la pena
de su corazón.
Morena orgullosa
no sabe otra cosa
que ser mentirosa
fingiendo desdén.
Por eso si alguno le mira insinuante,
se planta delante
bravía y hostil;
altiva y ardiente,
mostrando los dientes,
con voz insolente
se le oye decir:
"Chunga, chun, chunga que no"
"Chunga, chun, chunga que sì"
Mora scura,
coraggiosa, di bella presenza,
mostrando il nastro
di rosso-scuro;
le labbra carnose e capello ispido,
eretto il suo collo,
attraversa la piazza,
con rara grazia,
lasciando nell'aria
della sua Buenos Aires
portando un rancore.
Mora coraggiosa
dal passo insolente,
guardando la gente
la sua rabbia cantò:
"Chunga, chun, chunga que no"
"Chunga, chun, chunga que sì"
al che si metta
con la milonga
che vive in me ...
Negra scura di pelle,
ed il cuore granata;
questo è il mio colore,
come il nastro
che porto qui ...
La sua faccia scura
rotonda e serena
nasconde la pena
del suo cuore.
Mora orgogliosa
non sai altra cosa
che essere falsa
fingendo disprezzo.
Quindi, se uno la guarda insinuante,
si ferma davanti
selvaggia e ostile;
fiera e ardente
mostrando i denti,
con voce insolente
la si sente dire:
"Chunga, chun, chunga que no"
"Chunga, chun, chunga que sì"